Una alla volta, le accuse cadono. Gianni Alemanno torna a sorridere, con fiducia nella giustizia. Perché viene riconosciuta la sua estraneità a fatti che avevano provocato una violentissima campagna di stampa nei confronti dell’ex sindaco di Roma.
A finire in un cestino – anche se resta l’amarezza per tante speculazioni subite – l’inchiesta per finanziamento illecito ai partiti (e prima ancora per corruzione), in merito alla cosiddetta tangente BredaMenarinibus, per l’acquisto di autobus che dovevano essere utilizzati per il corridoio Laurentino. Tutto partiva da dichiarazioni di tale Cola, che accusava Alemanno ed altri per aver percepito fondi per duecentomila euro. Ebbene, dopo anni di indagini condotte dai pm Ielo e Cascini della Procura Di Roma e il vaglio del Giudice Istruttore Clementina Forleo, tutto questo non è mai avvenuto: “Prive di riscontro le dichiarazioni di Cola”, mettono nero su bianco i magistrati inquirenti; visto, si archivi, decide la Gip. Il Secolo d’Italia ha le carte sulla decisione appena assunta agli inquirenti il 13 dicembre scorso, ma comunicata agli avvocati solo oggi.
E’ una vicenda importantissima, cominciata nel 2012(!) questa sulla quale la magistratura romana mette la parola fine: Proprio proprio su questa storia si era montato un clima mediatico-giudiziario per intestare ad Alemanno una condotta illecita nella guida amministrativa della città. Chi segue le cose della Capitale, ricorderà anche la violenza delle argomentazioni mosse dal suo successore Ignazio Marino, addirittura in piena campagna elettorale, proprio sulla vicenda BredaMenarinibus, con tanto di spettacolarizzazione ad opera di Raitre nella trasmissione Report di Milena Gabbanelli.
Tutto falso, tutto costruito. Un linciaggio senza pari e solo ora la questione degli autobus finisce laddove meritava di finire.
Nel recente processo in cui Alemanno è stato condannato con una sentenza sorprendente, il tema delle “tangenti per gli autobus” è risuonato nelle argomentazioni dello stesso pubblico ministero dottor Tescaroli. Sapere che proprio l’ufficio della Procura della Repubblica aveva già chiesto l’archiviazione assume il sapore della beffa amara ai danni dell’ex sindaco. Ma prima o poi la verità viene sempre a galla.
Francesco Storace