Ho incontrato un’amica di vecchia data, radici missine, poi iscritta ad An e al PdL, una persona convinta delle proprie opinioni. “Hai visto – mi dice – i manifesti per la campagna di tesseramento del Popolo della Libertà ? Qualcuno mi ha anche telefonato per chiedermi di rinnovare la tessera…gli ho sbattuto il telefono in faccia…con me hanno chiuso…troppe delusioni…troppe falsità…”.Difficile, in linea di principio, non comprendere questo “scatto d’ira”, peraltro molto diffuso tra gli iscritti “storici” del PdL.
La gente, la gente del centrodestra, è stanca e confusa. “Non è questa l’Italia che sognavamo” – incalza l’amica. Difficile non darle ragione…andando a scavare nella memoria, tra le pieghe di quelle speranze “alternative” che accompagnarono intere generazioni, dalla giovinezza all’età adulta. Non ho lo spirito del “piazzista politico” … non cerco di convincere nessuno… provo solo a riannodare il filo del discorso, partendo dall’odierna realtà del PdL…da quel tesseramento che ha irritato l’amica e che invece rimane, in fondo, ancora come un’ipotesi di lavoro, a patto che quel “popolo” (della libertà) ritrovi l’orgoglio dell’appartenenza e della mobilitazione.
Sono un illuso – lo confesso. Ma l’idea di riprendere, dalla base, dagli iscritti, quel progetto mi sembra ancora tutt’altro che irrealizzabile. E’ intanto una concreta opportunità partecipativa, in un’Italia che sembra avere fatto dell’antipolitica il suo vessillo e dell’attendismo la sua ideologia ricorrente.E’ ancora una sfida nei confronti delle pseudo alternative offerte dall’altra parte, dal trio Bersani-Vendola-Di Pietro. Ma è soprattutto un richiamo alla responsabilità proprio nei confronti degli amici, vecchi e nuovi, e di una politica che va ricostruita dalla base, da quel “popolo” che deve ritrovare il senso del proprio dovere e l’orgoglio dell’appartenenza.Rispetto a che cosa ?
Rispetto a quei valori che rimangono comunque alla base di una scelta di campo: la Nazione, la solidarietà, la meritocrazia, l’onestà, la coerenza. Certo, i valori da soli non bastano. Troppo spesso sono stati enunciati e non praticati. Ma è proprio partendo da questa consapevolezza che il PdL, il popolo del centrodestra, può giocare una partita nuova per dare piena realizzazione, al suo interno, a queste linee guida.Vogliamo provare a dirne qualcuna ? Intanto più partecipazione (con i congressi che,ai vari livelli, si terranno nei prossimi mesi).
E poi migliore selezione della classe dirigente (smettendola con la politica delle cooptazioni), largo ai giovani, limite dei mandati a tutti i livelli, più spazio alle competenze, più radicamento organizzativo sul territorio e nelle categorie produttive, più onestà (chi sbaglia paghi, senza facili giustificazionismi).Sulla base di questi indirizzi, che rispondono alle più profonde aspettative della gente del PdL, la rotta può essere ripresa ed una nuova stagione politica ipotizzata.
Per farlo occorre però stare all’interno di questo “progetto”, partecipare alla sua costruzione, prendere,insomma, una tessera e dire la propria. Gli assenti hanno sempre torto e lamentarsi non basta.
Mario Bozzi Sentieri