Quanto propone Gianni
Alemanno quando parla di azzeramento del Pdl non è
qualcosa "contro", ma è qualcosa "per". Certamente
"per" respingere condotte che, senza scomodare il moralismo, sono
anzitutto irritanti, soprattutto se poste a confronto con le accentuate
difficoltà di vita quotidiana della gran parte degli italiani. "Per"
mettere da parte pseudo soluzioni; il disgusto provocato dai fatti degli ultimi
mesi non è figlio del certificato anagrafico, se è vero - per es. - che i
protagonisti di certe gesta sono in larga parte "giovani" e
"nuovi". Né l'alternativa può essere la ricomposizione delle
formazioni originariamente confluite nel Pdl: è fuorviante evocare lo scontro
fra ex An ed ex Forzisti, quando l'elettorato moderato ragiona già in termini
di dialettica fra il vecchio Pdl e ciò che può proporsi con credibilità e
programmi come nuovo riferimento di quell'area. Infine, "per" non
accontentarsi di un maquillage, di un semplice cambio di nome o di qualche
dirigente sostituito qui o là. Non sarà facile costruire in breve tempo uno
schieramento politico che unisca il meglio chi non ha esperienze politiche e
intende spendere la propria credibilità maturata in altri settori della vita
sociale e il meglio di ciò che, nonostante tutto, il centrodestra ha espresso
in questi anni. Come non è stato facile 20 anni fa, quando il centrodestra
italiano nacque su impulso di Silvio Berlusconi - ma ci si è riusciti -, così
oggi è indispensabile avviare un'aggregazione dal basso, che è qualcosa di più
ambizioso rispetto a un semplice rimescolamento interno al Pdl.
Alfredo Mantovano
Deputato PDL. Coordinatore politico Circoli “Nuova
Italia”.