VERSO IL VOTO
Ricevo da Mario Bozzi Sentieri, lo storico direttore responsabile de La
Contea- il mensile salentino della Destra Sociale- una amara riflessione sulla
attuale situazione politica della Destra italiana. Per il futuro c’è un sogno
(purtroppo non un progetto); il sogno di una “grande Destra” che, per quanto
segnata dalla diaspora, ha i numeri, i valori e le idee per tornare ad essere
protagonista del cambiamento.
Roberto
Tundo
UNA DESTRA IN FRANTUMI
Con le prossime elezioni di febbraio, sembra
destinato ad arrivare al culmine il processo di disgregazione della destra
politica italiana.
Vent’anni fa, nel dicembre 1993, la destra
italiana, ancora incarnata dal Msi-Dn, sfidava alla pari, nei ballottaggi per
le elezioni amministrative, i rappresentanti della sinistra (con un centro
travolto dalla stagione di tangentopoli). Epici gli scontri di Roma
(Fini-Rutelli) e di Napoli (Mussolini-Bassolino). Da lì, da un vasto consenso
elettorale, è nato il cosiddetto “sdoganamento”, che poi porterà, nel 1994,
alla fondazione di Alleanza Nazionale e al primo governo di centrodestra.
Oggi, la forza propulsiva ed aggregante della
destra italiana appare dispersa in mille rivoli, con una conseguente perdita di
peso politico : resistono, con scarsi margini di autonomia, gli irriducibili
difensori del PdL (Altero Matteoli-Maurizio Gasparri-Gianni Alemanno), spinti, più per necessità che per convinzione, a
difendere il partito di Berlusconi-Alfano, pur essendo mal sopportati dalle
frange dell’estremismo ex forza italiota; tentano la sfida elettorale in
autonomia, con tutte le incognite determinate da una scelta affrettata, i
“Fratelli d’Italia” di Ignazio La Russa-Giorgia Meloni-Crosetto; appaiono
destinati alla scomparsa i pretoriani di Gianfranco
Fini, con un Fli lacerato dalle polemiche e dall’inconsistenza
organizzativa e politica; spera in una rimonta la Destra di Francesco Storace, comunque schiacciata
da percentuali risicate; torna alla carica l’orgoglio meridionalista del
movimento Io Sud, capitanato da un’altra ex-An, Adriana Poli. E poi centinaia di abbandoni, di non-ricandidature,
anche eccellenti, come l’ex sottosegretario Alfredo Mantovano.
Grande, insomma, è la confusione sotto il
cielo della destra italiana.
Quali
le cause di questa crisi ? Certamente la mancanza di una leadership forte, al
centro e in periferia, in grado di stemperare i personalismi, di favorire il
ricambio delle classi dirigenti, di tenere alta la guardia rispetto ai
programmi e agli impegni da mantenere; poi la perdita d’ identità, in un
contesto che, sull’onda del superamento delle vecchie categorie politiche, ha
annacquato e banalizzato un retaggio storico; infine il prevalere delle logiche
ad excludendum piuttosto che quelle “inclusive” seguite nella fase nascente e
movimentista.
Come
finirà ? La “moltiplicazione dei marchi” non favorirà la collocazione del
“prodotto-destra”. Prevedibilmente avverrà il contrario, viste le delusioni ed
il disincanto di tanti elettori. Quel che è certo è che, alla fine, ad urne
aperte, non resteranno che i cocci, rappresentati dai tanti, piccoli pezzi di
quella che avrebbe potuto essere una “grande Destra” e che – alla prova dei
fatti - non è stata. Una “grande Destra” che tuttavia, tirate le somme, anche
elettorali, per quanto segnata dalla diaspora ha i numeri (e soprattutto- sulla
carta - i valori e le idee) per giocare
un nuovo ruolo nei precari assetti politici nazionali che le prossime elezioni
preannunciano. A patto finalmente di fare ammenda degli errori del passato, di
abbandonare certi personalismi d’ambiente, di mettere da parte il
pressapochismo e gli accomodanti compromessi, ritrovando la passione per le
grandi sfide (culturali, politiche e sociali). Per tornare ad essere protagonisti
del cambiamento…
Mario Bozzi Sentieri