lunedì 28 giugno 2021

DA GENOVA AL SALENTO


Due libri e un’unica, grande passione politica. Da Genova al Salento.

Esistono “a destra” dei veri e propri “tesori della Memoria”, rispetto ai quali va crescendo una nuova sensibilità. Sottovalutati per anni, intorno ad essi si sta infatti articolando una vera e propria Rete, fatta di archivi, di emeroteche, di libri, in grado di raccontare le idee e le passioni che hanno animato una lunga stagione politica, dalla nascita del Msi al tramonto di Alleanza Nazionale. Due libri recenti, espressione di un’identica sensibilità, vissuta a un migliaio di chilometri di distanza, confermano quest’unione d’intenti. Si tratta di “Una Storia Tricolore” di Gianni Plinio e di “Le storie della Destra salentina”, a cura di Roberto Tundo.

Plinio, partendo dalla sua esperienza personale, traccia uno spaccato della storia politica della Destra genovese dal 1968 ai giorni nostri. Tundo, coinvolgendo diversi autori/testimoni, realizza un’opera collettiva, che, a dall’immediato dopoguerra al primo decennio del Duemila, ricostruisce le complesse vicende della destra salentina. Si tratta ovviamente di due esperienze diverse e non solo per la loro lontananza geografica e per i diversi “contesti” socio-politici: uno, quello di Plinio, all’interno di un’area metropolitana fortemente segnata dalla presenza assoluta del Partito Comunista e da un’extraparlamentarismo di sinistra talmente violento da sfociare nel terrorismo armato; l’altro, quello di Tundo, localizzato in una realtà frammentata, la penisola salentina, con centinaia di comuni, a volte di grandi dimensioni, permeata da una forte egemonia democratico cristiana (anche se Melissano, il paese di Tundo, veniva indicato come un “piccolo Cremlino”, tanto che il Msi, fino agli Anni Settanta, non aveva mai avuto la possibilità di partecipare alle elezioni comunali).

A caratterizzare i due libri/testimonianza sono anche i rispettivi orientamenti politici e culturali interni al Msi. Plinio quando parla della “sua” destra fa riferimento al gruppo umano e politico che vedeva in Giorgio Almirante non solo il segretario del Msi, quanto anche l’espressione di una destra fedele alla formula “Non restaurare e non rinnegare”, in continuità storica con l’esperienza del fascismo, ma rispettosa dei nuovi ordinamenti repubblicani e quindi impegnata sul piano dei programmi, dell’azione contingente, della rappresentanza degli interessi nazionali.

Tundo porta invece l’esperienza “movimentista” dell’ala rautiana, che guarda alle “iniziative parallele” (a cominciare dalle organizzazioni ambientaliste), parla di metapolitica, partecipa ai Campi Hobbit, senza per questo disdegnare l’impegno strettamente politico, dalle scuole alle istituzioni elettive.

Ad unire le due esperienze una sostanziale appartenenza generazionale (Plinio è nato nel 1949, Tundo nel 1952) e due lusinghieri percorsi politici che, dall’attivismo giovanile alle prime esperienze come consiglieri comunali, li hanno poi visti arrivare, negli Anni Novanta, ai vertici delle rispettive istituzioni regionali, in Liguria ed in Puglia, a riprova del valore di una classe dirigente che ha saputo passare dall’opposizione (spesso dalla discriminazione) politica alle prove di governo, con ottimi risultati.

A rimarcare quella memoria la ricca iconografia che accompagna i rispettivi itinerari politici degli autori di “Una Storia Tricolore” e di “Le storie della Destra salentina”: centinaia di fotografie che riconsegnano l’immaginario di un ambiente, a Nord come a Sud, tra fiamme e croci celtiche, comizi e convegni, scontri e manifestazioni. E poi ovviamente le rispettive riviste, strumento essenziale di azione politica: “Destra domani” diretta da Plinio, “La Contea – A sud della Terra di Mezzo” di Tundo. Al fondo il senso di un’identità ideale, di passioni messe in comune, di speranze e di sacrifici condivisi da diverse generazioni, che restano come esempi forti di un impegno che va ricordato e studiato, appartenendo alla nostra Storia nazionale.

“Una Storia tricolore” di Gianni Plinio può essere acquistata scrivendo a ramodorogenova@gmail.com. Per “Le storie della Destra salentina” richiedere a tundoroberto@gmail.com.

Mario Bozzi Sentieri

lunedì 14 giugno 2021

MELISSANO: EPPURE NON E' DIFFICILE

🟥

 Non sono io che scrivo le stesse cose, siete voi che commettete gli stessi errori.
«La bandiera d'Italia, conosciuta anche per antonomasia come il Tricolore, è il vessillo nazionale della Repubblica Italiana. È una bandiera composta da tre colori, partendo dall'asta, da verde, bianco e rosso, colori nazionali dell'Italia, a tre bande VERTICALI di eguali dimensioni, così definita dall'articolo 12 della Costituzione della Repubblica Italiana».
Sono stato chiaro o no?                                                                            Roberto Tundo



giovedì 10 giugno 2021

LECCE: L'ECO DEGLI ANNI DI PIOMBO

La nota dei due consigli didattici dell’Università del Salento con la quale si prende posizione su una decisione di un organo democraticamente eletto, come il Consiglio comunale di Lecce, di intitolare una strada a Sergio Ramelli, é orribile, ci porta indietro di 40 anni e va contro la necessità, auspicata nella stessa nota, di “una quanto mai faticosa ma necessaria riconciliazione”.

Ho vissuto da vicino e sulla mia pelle l’odio e l’intolleranza politica, avendo in passato militato e ricoperto incarichi come Segretario provinciale del Fronte della Gioventù, Consigliere comunale e dirigente nazionale di Alleanza Nazionale. L’Università del Salento, che frequentavo in quegli anni, da giovane esponente di destra, non era un luogo certo di libertà di pensiero, specialmente per chi come me era “marchiato”. Ho scelto di non occuparmi più di politica, (per mancanza di politica non certo di passione), ormai da 7 anni non ho alcun incarico e non sono iscritto a nessun partito, nè ho preso posizione su alcun dibattito, ma questa vicenda, tipica dello slogan utilizzato in passato: “uccidere un fascista non è reato” (e spesso non lo è stato), mi ha fatto sentire la voglia di condannare il tentativo dell’Unisalento di interferire o fare pressioni su un organo democraticamente eletto. Bene hanno fatto gli amici Saverio Congedo, Marcello Gemmato e Giorgia Meloni, con i quali ho condiviso i migliori anni della mia vita, a prendere posizione e a chiedere ai vertici dell’Università salentina di chiarire la loro posizione. Mi auguro che non vengano fatte ulteriori pressioni e interferenze su un organo democratico come il Consiglio comunale e la Commissione toponomastica e che il passato non sia mai un pretesto di vendetta, ma una salutare lezione per l'avvenire. Consiglio ai docenti sottoscrittori della nota, un viaggio di istruzione a Praga dove in piazza San Venceslao c’é un monumento sulla democrazia, sulla libertà di pensiero e sull’intolleranza politica, é il luogo dove nel 1969 si diede fuoco Jan Palach, un giovane di 21 anni, ma per erigere il monumento si è dovuto aspettare il 1990, la fine del comunismo e il crollo del Muro di Berlino. Forse anche a Lecce, si dovrà attendere un evento simile per non assistere più a tali atteggiamenti prima di intitolare una strada ad un ragazzo che manifestava le proprie idee.

"Il fascista, diceva un docente della Sorbona non piegato dagli anni e dagli onori, Cloude Polin, comprende il poeta, il sacerdote, l'uomo innamorato, il filosofo. È sociologia applicata alla storia di un'epoca che il tempo ha irrimediabilmente chiuso. Ma è materia di riflessione, è uno spicchio di una tradizione, è stimolo a capire e a rinnovarsi" (Marco Tarchi professore ordinario di Scienze politiche dell’Università di Firenze).

Giuseppe Stamerra