Nell'imminenza delle elezioni politiche del
2008, Silvio Berlusconi si fece
portatore di un progetto politico teso a rafforzare il bipolarismo in Italia.
Non più una coalizione di centro-destra a
competere con il centrosinistra, come era stato prima con il Casa delle
Libertà, ma un unico soggetto politico, il Popolo della Libertà ancora una
volta alleato con la Lega Nord. Il progetto non fu indolore. L'Udc di Pier Ferdinando Casini si tirò fuori dall'alleanza
di centro destra e Francesco Storace
diede vita ad un proprio partito, la Destra; entrambi decisero di correre da
soli ma le elezioni premiarono il PdL.
Vinte le elezioni il PdL, che fino a quel
momento era solo un cartello elettorale, avviò il processo di fusione, per
divenire un unico partito. Forza Italia ed Alleanza Nazionale divennero un
unico soggetto politico, il Popolo della Libertà, appunto. I principali sponsor
dell'operazione furono Silvio Berlusconi e Gianfranco
Fini che ebbero facilmente ragione su quanti manifestavano dubbi e
perplessità. Soprattutto dentro Alleanza Nazionale, in modo particolare dagli
esponenti della Destra Sociale, furono evidenziati i rischi della fusione con
Forza Italia. Il rischio maggiore era quello di ritenere che fosse sufficiente
"dar vita ad una generica realtà moderata più o meno centrista, nella
convinzione che le elezioni si vincano al centro, dicendo le cose più sbiadite
possibili". L'auspicio era quello che alla fine si optasse per "una
struttura confederata in cui i partiti originari continuassero ad esistere, sia
pure in una cornice unitaria".
Ma Gianfranco Fini fu irremovibile nella
determinazione di "fondere" An con Fi. Diede prima via libera ai
congressi provinciali, poi a quello nazionale -marzo 2009- che decretò la fine
di Alleanza Nazionale e la confluenza nel Popolo della Libertà con il
presupposto di portare, nel nuovo partito unitario, i principi non negoziabili
della identità politica della destra. Principi che furono riflessi tra le
finalità del PdL che, all'art. 1 del proprio Statuto recita, fra l'altro:
<< Il Popolo della Libertà è un movimento di uomini e donne che si
riconoscono nei valori del Partito dei Popoli Europei: la dignità della
persona, la centralità della famiglia, la libertà e la responsabilità,
l'uguaglianza, la giustizia, la legalità, la solidarietà e la
sussidarietà>>.
Dopo la nomina
dei vertici nazionali del PdL, passata l'euforia iniziale, il radicamento del
nuovo partito (movimento) sul territorio, però, è andato avanti a singhiozzo
fino ad interrompersi del tutto. Berlusconi presidente del Consiglio, è stato
troppo impegnato nelle questioni di governo e a "gestire" i deputati
ed i senatori della numericamente straordinaria maggioranza. Già nel mese di
ottobre del 2009, sulla rivista "Area" il direttore Marcello De Angelis chiedeva un cambio
di velocità per il completamento della costituzione del PdL sollecitando "
l'immediata apertura dei tesseramenti, maggior dibattito interno, la libera
elezione dei presidenti provinciali, l'introduzione nello Statuto dell'elezione
dei coordinamenti regionali, la convocazione di una conferenza programmatica ed
infine una road map che porti in tempi contenuti ad un congresso vero, con
l'elezione del nuovo coordinamento nazionale del partito".
Così è stato anche in Puglia. Il PdL, che
doveva riconoscere e promuovere "la più ampia partecipazione popolare alla
vita pubblica, sociale e nelle istituzioni", è rimasto ancorato alla
formula del partito leggero con la solo eccezione dei congressi provinciali
tenutisi nel mese di febbraio del 2012.
Il Coordinamento regionale, l'organismo che
approva i programmi elettorali relativi al territorio e definisce gli indirizzi
politici del gruppo del Popolo della Libertà in Consiglio regionale, non solo è
ancora quello nominato all'atto
della nascita del PdL, ma, quel che è peggio non si riunisce da più di un anno.
Nei paesi, poi, la situazione è ancora
peggiore. Dove prima c'erano i circoli di Forza Italia e di Alleanza Nazionale
che raccoglievano le istanze del territorio e mobilitavano gli iscritti, adesso
ci sono, quando ci sono, comitati che vivono il tempo della campagna
elettorale. In provincia di Lecce, prima della "fusione" solo
Alleanza Nazionale aveva più di ottanta circoli (ma altrettanti ne aveva Forza
Italia); oggi ci sono solo una trentina di circoli del PdL mentre negli altri paesi, a quattro anni e
mezzo dalla nascita del Popolo della Libertà, i referenti politici sul
territorio dovrebbero essere ancora gli ex coordinatori di Alleanza Nazionale e
di Forza Italia.
Questo pomeriggio, con un video messaggio,
Silvio Berlusconi ha rilanciato -con il perdurante silenzio di Angelino Alfano, che ricopre il ruolo,
da nominato, di segretario politico- la proposta di spacchettare il PdL e di
rigenerarlo in Fi.
Ma, se in quattro anni e mezzo non si è
riusciti a strutturare il PdL c'era bisogno di questo tira e molla sul ritorno
di Forza Italia? Il messaggio politico che Berlusconi vuole dare qual'è? Quello
di un riposizionamento al "centro"?
Da destra la risposta, alla nuova trovata
berlusconiana, è netta: no grazie, abbiamo già dato!
Roberto Tundo componente del
Coordinamento provinciale e del Coordinamento regionale del Popolo della Libertà