Sabato
prossimo, 1° dicembre alle ore 18 , all’Hotel Hilton di Lecce, 5° e ultimo
appuntamento di “Sfide”: “La bellezza nell’a/Altro”. La dott.ssa Leda Cesari (giornalista professionista
dal 2001 del Nuovo Quotidiano di Puglia) condurrà il dialogo con Alfredo Mantovano, il prof. Marco Costa (docente di psicologia
generale e responsabile del Laboratorio di Psicologia dell'Università di
Bologna) e con Mons. Marcello Semeraro
(Vescovo di Albano, docente di ecclesiologia all'Università Lateranense,
presidente della Nuova Avvenire Editoriale, la società che edita il quotidiano
Avvenire, presidente della Commissione Cei per la dottrina della fede).
venerdì 30 novembre 2012
martedì 27 novembre 2012
ALEMANNO: SENZA LE PRIMARIE SALTA IL PARTITO
In
un’intervista a La Repubblica ho ribadito l’importanza fondamentale delle
primarie e ho invitato il segretario Alfano a confermarle al più presto. La
partecipazione, come dimostrano le consultazioni del Pd, resta il principale
antidoto all’antipolitica. La consultazione popolare va confermata con o senza
Berlusconi. Infatti tutto il percorso iniziato con la nomina di Alfano
segretario è finalizzato all’apertura di una nuova fase politica. Con tutto il
rispetto per chi ha fondato il partito, il presidente Berlusconi, le primarie
sono state convocate per confermare una nuova leadership. Riavvolgere il nastro
lo trovo irrazionale, appunto, e poi il nostro elettorato non capirebbe. Senza
contare che annullare le primarie indebolisce l’intero progetto politico, ne
mina la credibilità e la coerenza. Inoltre le primarie non sono mai inutili.
Sono da confermare, anche con Berlusconi in campo. Ricordiamoci che più di
centomila persone hanno firmato per presentare le candidature. E tutto si può
fare meno che tradire questa speranza di rinnovamento. Alfano non può dire che
tutto è subalterno alle scelte del Cavaliere. Le primarie sono state una scelta
condivisa da tutto il partito e al partito compete confermarle. Se saltano le
primarie sarà difficile tenere insieme il partito. Mi auguro che questa eventualità
venga scongiurata rilanciando il percorso intrapreso, ma un ritorno al passato
metterebbe in crisi tutto il sistema.
Gianni Alemanno
domenica 25 novembre 2012
PRIMARIE PdL: NON CI SIANO RIPENSAMENTI !
Con
il massimo rispetto nei confronti di tutti, debbo sottolineare che le primarie
nel Popolo della Libertà non possono essere soggette a continui ripensamenti,
né appare razionale riproporre la candidatura di Silvio Berlusconi a premier.
Mi auguro quindi che si prosegua sul percorso già tracciato, perché un nuovo
cambiamento di rotta potrebbe provocare reazioni molto forti da parte di tutti
coloro che hanno creduto e credono nel metodo delle primarie e in un profondo
rinnovamento del Popolo della Libertà.
Gianni Alemanno
venerdì 23 novembre 2012
LECCE: CHE FINE HA FATTO LA PET PUBBLICA?
“Esattamente
come più volte avevamo previsto e, peraltro, come era giusto che fosse, la
Magistratura ha condannato la Regione Puglia a risarcire decine di pazienti che
erano stati costretti a pagare di tasca loro per sottoporsi ad una Pet–Tac in
provincia di Lecce.
Mentre
non si sa che fine abbia fatto la promessa di una Pet Tac pubblica per la Asl
di Lecce, ripetuta non più tardi di giugno scorso dall’assessore Attolini, la
convenzione con l’unico centro privato leccese che dispone di questo
macchinario continua ad andare avanti a singhiozzo e la Regione preferisce
essere condannata da un Tribunale a risarcire i pazienti piuttosto che
garantire il servizio ai cittadini”.
Lo
denunciano in una nota i consiglieri regionali salentini di centrodestra Rocco Palese, Antonio Barba, Andrea
Caroppo, Erio Congedo, Roberto Marti e Mario Vadrucci.
“Da
anni i vari assessori alla Sanità che si sono avvicendati in questo Governo
regionale, hanno promesso una rete di Pet–Tac pubbliche che coprisse tutta la
Puglia. Stendiamo un velo pietoso sulla situazione della Pet del Policlinico di
Bari e continuiamo piuttosto a chiedere che fine abbia fatto la promessa di una
Pet Tac al servizio dei pazienti della Asl di Lecce.
Si
tratta di un esame determinante nella diagnosi e nella cura dei tumori e come
tale è sacrosanto il diritto dei pazienti a potervisi sottoporre a spese della
Regione, specie che si tratta di una Regione come la Puglia in cui i cittadini
pagano 338 milioni di euro l’anno di tasse regionali aggiuntive”.
giovedì 22 novembre 2012
mercoledì 21 novembre 2012
IN PUGLIA LE PRIMARIE DEL PdL FISSATE PER DOMENICA 20 GENNAIO 2013
Dopo
la definizione delle regole avvenuta la scorsa settimana da parte dell'apposita
Commissione e dell'Ufficio di Presidenza e dopo l'insediamento del Comitato
Organizzatore, la riunione dei coordinatori regionali del Popolo della Libertà
-che si è svolta il 15 novembre- ha messo a punto gli ultimi dettagli per
l'organizzazione delle primarie. La riunione, alla quale ha partecipato anche
il segretario politico Angelino Alfano, è stata introdotta dai coordinatori
nazionali Ignazio La Russa e Denis Verdini e dal responsabile
dell'organizzazione Maurizio Lupi.
In
Puglia la data delle primarie è stata fissata per domenica 20 gennaio.
martedì 20 novembre 2012
VITTORIO SGARBI A GALATONE
Sgarbi a Galatone! L’occasione si è
verificata in seno ad un confronto|dibattito sul tema della Bellezza nell’arte
tenutosi all’Hilton di Lecce di cui Sgarbi, ospite dell’on. Alfredo Mantovano e delle sue “Sfide” culturali,
era il principale relatore. La provocazione è partita dal consigliere comunale Francesco Martucci il quale ha messo in
evidenza come nel suo ultimo libro, dedicato alle Bellezze d’Italia, il Prof.
Sgarbi dedicasse poche pagine alla Puglia e, in particolare, al nostro Salento
facendogli, nel contempo, dono di un opuscoletto dedicato al SS. Crocifisso di
Galatone. Presente a Lecce anche
l’Assessore alla cultura del Comune di Galatone Giovanna Rizzo che, profittando dell’entusiasmo balenante sotto le
lenti dello studioso e del critico e previ accordi telefonici col rettore del
Santuario don G. Casciaro, ha invitato
Vittorio Sgarbi a voler omaggiare Galatone di una sua visita quella stessa
sera. “Quanto dista da qui?...Tra
mezz’ora sarò da voi.” - la sua risposta repentina e inaspettata.
Così, nel volgere di quella mezz’ora,
la cittadina sonnecchiante si è di botto svegliata spalancando le porte del suo
Palazzo Marchesale, del frantoio semi-ipogeo, della Chiesa Matrice con i
preziosissimi codici greci e naturalmente del santuario del Santissimo.
Il singolare ed estemporaneo tour,
ripreso prontamente dalle telecamere di Myboxtv, si è snodato attraverso le vie
del centro storico e si è concluso con una visita al costituendo e suggestivo
museo delle macchine Di Leonardo da Vinci. Visibilmente compiaciuto da tanta ricchezza
storico-artistica, l’ex sottosegretario ai Beni culturali si è congedato con
una stretta di mano al primo cittadino Livio
Nisi e con la promessa di voler tornare presto nella Città del Galateo, da
lui rinominata “Città dal Barocco severo”.
lunedì 19 novembre 2012
SABATO 24 NOVEMBRE, A LECCE
Continuano
le "Sfide Culturali e Politiche" di Progetto Osservatorio di
Mantovano. Il prossimo sabato -24 novembre ore 18,00 presso l’Hotel Hilton di
Lecce- quarto appuntamento: "La bellezza nella città”.
venerdì 9 novembre 2012
domenica 4 novembre 2012
ELOGIO DEL "RAUTISMO"
Per chi lo ha conosciuto, letto,
compreso veramente, l’ “incendiario di anime” – come venne definito
Pino Rauti, nel 1978, dalla “Pravda”, allora organo del Partito Comunista
dell’Unione Sovietica – aveva ben poco dei tratti muscolari di certo
neofascismo. La sua “intransigenza” era tutta culturale. Il suo “vigore”
era spirituale. Il suo radicalismo era intellettuale, ma
nient’affatto dogmaticamente sterile.
La scoperta –in origine- di
Julius Evola, figura marginalizzata durante il regime fascista,
l’attenzione nei confronti della cultura rivoluzionaria conservatrice tedesca,
l’idea europeista (in alternativa alle superpotenze Usa-Urss), la critica non
qualunquista alla partitocrazia, il rifiuto di quella “politica
nostalgica”, praticato da certa destra, attenta –parole di Rauti– agli
“applausi degli ultimi habituès dei comizi e i relativi,
ricercatissimi voti preferenziali”, furono le basi di una strategia
politico-culturale in divenire, che, con gli anni, seppe misurarsi con le nuove
emergenze, prefigurando scenari riaggiornati e nuovi ambiti d’intervento.
Presentando, nel 1966, il periodico
“Noi Europa”, Rauti evocava non l’Italia del Ventennio, ma una Nazione
soffocata dall’ “abito stretto” dei suoi ritardi, “costretta a vivere sulla
base di leggi superate, di regolamenti confusi, di norme incredibilmente
arcaiche”. E, con il rientro, nel 1969, nel Msi, lanciava il suo
“progetto” culturale, quello dello “sfondamento a sinistra”, invitando il mondo
missino a superare certa retorica d’ambiente (“della Patria e della Nazione è
doveroso, e bello parlare, e anche dell’Europa e del mondo occidentale; ma non
basta”), ponendo sul tappeto le nuove tematiche della modernità: quelle legate
all’urbanesimo, all’ecologia, alla scienza e alla tecnologia, alla congestione
industriale, ai risvolti negativi della crescita italiana.
A quelle analisi, a quelle
“fonti” culturali si è richiamato, anche in anni non facili e “di
piombo”, il movimentismo giovanile “di destra”.
Da lì, dal demonizzato
“rautismo”, venne l’idea dei Campi Hobbit, delle cosiddette “iniziative
parallele”, delle associazioni ambientaliste, delle cooperative librarie, dei
gruppi femminili, delle radio libere, del movimento giovani disoccupati, tutti
strumenti inventati per fuoriuscire dalla sindrome del nostalgismo e dallo
scontro generazionale post sessantottesco.
Strumenti a cui si affiancava una
non banale rilettura culturale e politica della realtà, che
evidenziava, già allora, l’usura della vecchia dicotomia destra-sinistra, che
preconizzava la fine del comunismo, che “reinterpretava” il fascismo-movimento,
criticando il fascismo-regime, che paventava i rischi del “mondialismo”, che
guardava all’Europa, quale alternativa geopolitica e spirituale.
Tutto questo e molto ancora è stato
il “rautismo”. Che fu “duro e puro” nella volontà politica e culturale ed
insieme capace di non sclerotizzarsi nel radicalismo, tipico della vecchia
destra, e che cercò di essere un passo avanti, rispetto alle contingenze e alle
emergenze del momento.
Non sempre ci riuscì, pagando lo
scotto dell’opportunismo politico e dell’essere oggettivamente minoranza
all’interno di una minoranza. Ciò che riuscì a “seminare” resta comunque come
un esempio della volontà di rinnovamento culturale e politico, sviluppata
da destra, a partire dagli Anni Settanta del ‘900.
Mario Bozzi Sentieri
sabato 3 novembre 2012
GIANNI ALEMANNO: IL MIO RICORDO DI PINO RAUTI
Non è facile spiegare, a chi non ha fatto parte della nostra comunità politica, cosa ha rappresentato per la nostra generazione una figura come quella di Pino Rauti.
Nelle tante manifestazioni di cordoglio che arrivano da ogni parte
dello schieramento politico nazionale prevale un sentimento di rispetto per la coerenza personale e la dignità del lungo percorso politico e
culturale che ha portato Rauti dai fronti drammatici del dopo guerra alla
segreteria del Movimento Sociale, ad un lungo ed intenso
impegno nel Parlamento italiano e nel Parlamento Europeo.
In un momento in cui alla politica viene riconosciuta poca dignità
e poco spirito di missione, prevale invece l’idea che Pino Rauti sia stato
l’esempio di una persona capace di sacrificare tutti i suoi interessi personali
per la sua militanza politica e culturale.
Tutto questo è senz’altro vero, come è vero che sono cadute nel
vuoto tutte le accuse infamanti che nel corso degli anni gli sono state lanciate. Tutti
i tribunali, nessuno escluso, hanno dovuto riconoscere l’estraneita’ di Rauti
rispetto ai terribili capi d’accusa per cui era stato imputato.
Ma per noi che abbiamo fatto politica negli anni ’70 e ’80 Pino
Rauti non è stato soltanto questo. A qualcuno sembrerá incredibile, ma è stato
una porta verso il futuro, una strada che ci ha aiutato ad uscire dal ghetto
della nostalgia.
Attraverso le sue intuizioni culturali abbiamo imparato a prendere
le distanze da un modo reazionario e forcaiolo di concepire la destra. Abbiamo
imparato a conoscere la cultura comunitaria, a comprendere il profondo rapporto
tra valori nazionali e valori popolari, a leggere da destra l’ambientalismo,
l’economia sociale di mercato e l’Unione europea.
Mi ricordo ancora all’inizio degli anni novanta, in una memorabile
direzione dell’MSI, di cui non era più segretario, un suo intervento che
convinse tutto il partito a schierarsi a favore dell’entrata dell’Italia
nell’euro. Contro vecchie tendenze nazionalistiche , che riemergono ancora oggi
nel cuore del centrodestra, ci ricordò che le nostre radici e il nostro futuro
non potevano non essere in Europa .
In questo è stato un maestro, un tramite culturale per entrare in
tante tematiche che venivano guardate con sospetto nei nostri ambienti perchè ritenute “di sinistra”, ma che in realtà appartenevano e
appartengono ad una visione comunitaria che spiega in modo moderno valori
antichi come quelli della Patria e della famiglia.
Poi, come accade a molti maestri, dopo averci indicato la porta
verso il futuro, si è ritratto e non ha varcato lui stesso quella porta, non ha
abbandonato “la casa del padre”, con una dolorosa rottura proprio nel momento
della nascita di Alleanza Nazionale.
Ma noi sappiamo che quando ci opponiamo all’oltraggio dell’ambiente
da parte degli speculatori, quando difendiamo la dignità e i diritti dei
lavoratori da ogni forma di sfruttamento, quando sfidiamo l’individualismo
scegliendo i valori della comunità, lí troviamo un antico eco degli
insegnamenti di Pino Rauti.
Continueremo a studiare, caro Pino, superando ogni forma di
apparenza, di superficialità e di conformismo con il coraggio dall’analisi
culturale che tu ci hai insegnato.
venerdì 2 novembre 2012
ONORE A PINO RAUTI: UN SIMBOLO DEL M.S.I.
La corrente rautiana, dalla prima metà degli anni ’70 fino
alla svolta di Fiuggi (1994) in provincia di Lecce è stata sempre molto
radicata nel territorio. Non ha mai vinto un congresso provinciale del Msi, ma
è stata sempre la protagonista di tutti i confronti interni al mondo missino. A
differenza dell’immagine di “duri e puri”, riservata ai militanti rautiani,
proprio con Pino Rauti la destra missina si sforzò di “andare oltre” il
nostalgismo per intraprendere un percorso politico-culturale di grande respiro.
Fu soprattutto tramite il quindicinale “Linea” che Pino
Rauti anticipò i temi del dibattito politico dando risposte “rivoluzionarie” ai
problemi del tempo.
Pochi ricordano, ad esempio, la nascita (1977) dei Gruppi di
Ricerca Ecologica, l’associazione ambientalista che da destra -per la prima
volta in Italia- analizzava le cause del depauperamento ambientale (ancora
prima che nascessero, a sinistra, Legambiente ed i Verdi). I Campi Hobbit, la
musica alternativa, l’impegno con le radio libere, le librerie di destra.
Fu proprio Rauti a “profetizzare” la fine del comunismo
ancora prima della caduta del Muro di Berlino, quando ancora il Pci si
contendeva la supremazia con la Democrazia Cristiana.
Ed ancora Rauti spronò il Movimento Sociale Italiano a
politiche ancora più sociali per ottenere i voti di quanti erano rimasti delusi
dalla sinistra. Il Msi -diceva Rauti- non deve andare a sinistra, deve invece
“sfondare a sinistra”. Discorso ardito per quegli anni, deriso anche all’interno
dello stesso Msi.
Rauti non aderì alla svolta di Fiuggi, come fece, invece, la
gran parte dei “rautiani” che diedero vita alla Destra Sociale.
Oggi lo ricordo con affetto e con gratitudine politica.
Lecce 1989 Casa del Mutilato. Manifestazione con Pino Rauti.
Da Sx Giuseppe Congedo ,
Massimo Basurto, Mimmo Schinaia e Roberto Tundo
ADDIO A PINO RAUTI
Giovanissimo partecipò alla nascita del Movimento Sociale Italiano di cui fu anche leader. Aveva
85 anni. Assunta Almirante: «E’ stato uno dei
grandi della destra italiana»
È morto Pino Rauti. L’ex
segretario del Movimento Sociale Italiano, che avrebbe compiuto 86 anni il 19
novembre; si è spento alle 9.30 di questa mattina nella sua casa di Roma. Nel
1946, giovanissimo, contribuì alla nascita del Msi di cui divenne segretario
nel 1990.
“E’ stato uno dei bravi,
dei grandi di questa destra”, le parole di Assunta Almirante, vedova di Giorgio
Almirante.
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