giovedì 19 settembre 2013

BERLUSCONI RITORNA AL CENTRO E RIFONDA FORZA ITALIA

Nell'imminenza delle elezioni politiche del 2008, Silvio Berlusconi si fece portatore di un progetto politico teso a rafforzare il bipolarismo in Italia.
Non più una coalizione di centro-destra a competere con il centrosinistra, come era stato prima con il Casa delle Libertà, ma un unico soggetto politico, il Popolo della Libertà ancora una volta alleato con la Lega Nord. Il progetto non fu indolore. L'Udc di Pier Ferdinando Casini si tirò fuori dall'alleanza di centro destra e Francesco Storace diede vita ad un proprio partito, la Destra; entrambi decisero di correre da soli ma le elezioni premiarono il PdL.
Vinte le elezioni il PdL, che fino a quel momento era solo un cartello elettorale, avviò il processo di fusione, per divenire un unico partito. Forza Italia ed Alleanza Nazionale divennero un unico soggetto politico, il Popolo della Libertà, appunto. I principali sponsor dell'operazione furono Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini che ebbero facilmente ragione su quanti manifestavano dubbi e perplessità. Soprattutto dentro Alleanza Nazionale, in modo particolare dagli esponenti della Destra Sociale, furono evidenziati i rischi della fusione con Forza Italia. Il rischio maggiore era quello di ritenere che fosse sufficiente "dar vita ad una generica realtà moderata più o meno centrista, nella convinzione che le elezioni si vincano al centro, dicendo le cose più sbiadite possibili". L'auspicio era quello che alla fine si optasse per "una struttura confederata in cui i partiti originari continuassero ad esistere, sia pure in una cornice unitaria".
Ma Gianfranco Fini fu irremovibile nella determinazione di "fondere" An con Fi. Diede prima via libera ai congressi provinciali, poi a quello nazionale -marzo 2009- che decretò la fine di Alleanza Nazionale e la confluenza nel Popolo della Libertà con il presupposto di portare, nel nuovo partito unitario, i principi non negoziabili della identità politica della destra. Principi che furono riflessi tra le finalità del PdL che, all'art. 1 del proprio Statuto recita, fra l'altro: << Il Popolo della Libertà è un movimento di uomini e donne che si riconoscono nei valori del Partito dei Popoli Europei: la dignità della persona, la centralità della famiglia, la libertà e la responsabilità, l'uguaglianza, la giustizia, la legalità, la solidarietà e la sussidarietà>>.
Dopo la nomina dei vertici nazionali del PdL, passata l'euforia iniziale, il radicamento del nuovo partito (movimento) sul territorio, però, è andato avanti a singhiozzo fino ad interrompersi del tutto. Berlusconi presidente del Consiglio, è stato troppo impegnato nelle questioni di governo e a "gestire" i deputati ed i senatori della numericamente straordinaria maggioranza. Già nel mese di ottobre del 2009, sulla rivista "Area" il direttore Marcello De Angelis chiedeva un cambio di velocità per il completamento della costituzione del PdL sollecitando " l'immediata apertura dei tesseramenti, maggior dibattito interno, la libera elezione dei presidenti provinciali, l'introduzione nello Statuto dell'elezione dei coordinamenti regionali, la convocazione di una conferenza programmatica ed infine una road map che porti in tempi contenuti ad un congresso vero, con l'elezione del nuovo coordinamento nazionale del partito".
Così è stato anche in Puglia. Il PdL, che doveva riconoscere e promuovere "la più ampia partecipazione popolare alla vita pubblica, sociale e nelle istituzioni", è rimasto ancorato alla formula del partito leggero con la solo eccezione dei congressi provinciali tenutisi nel mese di febbraio del 2012.
Il Coordinamento regionale, l'organismo che approva i programmi elettorali relativi al territorio e definisce gli indirizzi politici del gruppo del Popolo della Libertà in Consiglio regionale, non solo è ancora quello nominato all'atto della nascita del PdL, ma, quel che è peggio non si riunisce da più di un anno.
Nei paesi, poi, la situazione è ancora peggiore. Dove prima c'erano i circoli di Forza Italia e di Alleanza Nazionale che raccoglievano le istanze del territorio e mobilitavano gli iscritti, adesso ci sono, quando ci sono, comitati che vivono il tempo della campagna elettorale. In provincia di Lecce, prima della "fusione" solo Alleanza Nazionale aveva più di ottanta circoli (ma altrettanti ne aveva Forza Italia); oggi ci sono solo una trentina di circoli del PdL  mentre negli altri paesi, a quattro anni e mezzo dalla nascita del Popolo della Libertà, i referenti politici sul territorio dovrebbero essere ancora gli ex coordinatori di Alleanza Nazionale e di Forza Italia.
Questo pomeriggio, con un video messaggio, Silvio Berlusconi ha rilanciato -con il perdurante silenzio di Angelino Alfano, che ricopre il ruolo, da nominato, di segretario politico- la proposta di spacchettare il PdL e di rigenerarlo in Fi.
Ma, se in quattro anni e mezzo non si è riusciti a strutturare il PdL c'era bisogno di questo tira e molla sul ritorno di Forza Italia? Il messaggio politico che Berlusconi vuole dare qual'è? Quello di un riposizionamento al "centro"?
Da destra la risposta, alla nuova trovata berlusconiana, è netta: no grazie, abbiamo già dato!


Roberto Tundo componente del Coordinamento provinciale e del Coordinamento regionale  del Popolo della Libertà