sabato 29 settembre 2012

UNA RIPARTENZA (PER IL CENTRODESTRA) E' POSSIBILE?


“Oportet ut scandala eveniant”. Anche una frase evangelica può aiutare a “riposizionarsi” rispetto al fattaccio brutto della Regione Lazio, punta d’iceberg di un più generale disagio, non solo politico, verrebbe voglia di dire “antropologico”,  del popolo del centrodestra.
Sì, certi scandali è opportuno che vengano alla luce, se poi questo serve a prendere coscienza, a guardarsi allo specchio, interrogandosi sul percorso fin qui compiuto e a cambiare rotta.
Sia chiaro. Non ci interessano le articolesse sui valori perduti e da ritrovare. Lasciamo ad altri di fissare il confine, in verità troppo sottile, tra restyling  (nuovo nome, nuovo simbolo, nuovo inno ?)  ed autentica volontà “rifondativa”. Non entriamo  nelle guerre interne e nelle rese dei conti, causa/effetto di certi scandali “ad orologeria”.
Quello che  ci preme piuttosto sottolineare metodologicamente è un’ assunzione di responsabilità, che vuole essere ripensamento personale e generazionale, rispetto alle esperienze fin qui compiute da parte della destra politica, nell’ arco dell’ultimo ventennio, esperienze  che, seppure con diverse graduazioni, non salvano nessuno.
A cominciare da chi certe scelte le aveva fatte, da giovane, con spirito militante, senza cercare tornaconti personali e facili carriere, restando poi travolto dall’ebbrezza del potere raggiunto, magari non in prima persona.
Quella parola, “Vittoria”, sparata a tutta pagina nel marzo 1994, fu – per molti – una sorta di sbornia collettiva, eccitante, sconclusionata, squilibrata, come tutte le sbornie. Appagati nello scoprire vecchi amici, frequentati appena qualche anno prima, nei sottoscala della politica,  ora diventati ministri e sottosegretari, grand commis di Stato e protagonisti dei salotti televisivi, ci siamo, chi più chi meno, inebriati per l’insperabile “sdoganamento”.
Che cosa poi certi “amici” facessero veramente e quanto la loro attività incidesse per realizzare l’auspicato cambio di rotta, appariva come un dettaglio, messo in ombra dal ruolo occupato. Bastava questo ed avanzava per garantire il “progetto”.
Magari qualche piccolo segnale c’è stato: la tenuta di certe posizioni etiche, un po’ di Patria e Tricolore (peraltro riscoperti in modo traversale); lo sdoganamento informativo (libertà minima in qualunque sistema che sia veramente democratico), seppure limitato alla cronaca politica, ma con scarsissima rilevanza per il mondo della cultura, sempre monopolizzato dai soliti noti; l’entrata nei salotti buoni della politica e della società (ma con scarsa incidenza decisionale).
In compenso, ci si è dimenticati, ci siamo dimenticati, di avere letto e metabolizzato, per curiosità e necessità, il Gramsci del “potere culturale”, dell’ “egemonia” in grado di consolidare e radicare il consenso politico. Ci siamo lasciati convincere che il tempo delle ideologie, forse anche delle “idee forti”, era al tramonto e che, di conseguenza, anche i partiti dovevano perdere di peso e di struttura organizzata, nel nome di un non ben chiaro “modello anglosassone”. Abbiamo anche trascurato, travolti  dalla politica-del-giorno-per-giorno, idee e programmi, con cui avevamo riempito tomi enciclopedici, parlando di identità e tradizione, famiglia e lavoro, partecipazione sociale e modernizzazione, meritocrazia e lotta ai privilegi, sussidiarietà e solidarietà…Non solo –sia chiaro– valori da enunciare, ma idee che si sarebbero dovute trasformate in programmi ed in azioni concrete di governo, secondo il più volte citato insegnamento poundiano delle “idee che diventano azioni”.
Passata la “sbornia” che cosa rimane ? La consapevolezza degli errori compiuti, delle sottovalutazioni, delle improvvisazioni, delle amnesie, di quello che doveva essere fatto e non è stato fatto. E’ già qualcosa. Da lì bisogna partire. Evitando di piangersi addosso sul tempo perduto, ma anche mettendo da parte facili giustificazionismi.
Un ciclo si compie. E non solo nella politica nostrana. Molto c’è da discutere nei modelli gestionali, economici e culturali che fin qui hanno dettato legge. Gli stessi partiti vanno ripensati nella loro  organizzazione  e nella capacità di selezionare classi dirigenti, ai vari livelli, dal locale al nazionale.
Preso atto degli errori fatti e passati gli stordimenti “da potere”, si torni a guardare alla realtà con quello spirito critico, con quella volontà “alternativa”, con quella capacità creativa che sono state alle origini delle scelte che hanno segnato, a destra, intere generazioni. Lo spazio c’è ancora tutto. Va solo riempito. Di atti ed esempi. Certamente non di vuote  parole o di meri auspici.
Mario Bozzi Sentieri

venerdì 28 settembre 2012

FIORITO, MINETTI E ... NIETZSCHE


"Il Sole ritorna sempre, e con lui la vita. Soffia sulla brace ed il fuoco rinascerà." (F. Nietzsche)

E' fuor di dubbio, il sole tarda a sorgere. E' probabilmente la notte più lunga della politica, ma qualcuno, nell'oscurità, ha costruito il proprio habitat naturale. Le tenebre sono alleate dei malfattori, liberi più che mai di agire indisturbati. E la poca luce, fioca e timorosa, di noi "giovani e liberi militanti politici" non ha che proiettato un'ombra distorta.
Chi siamo, oggi, se non ombre di ciò che eravamo, di fronte ad un mondo che spesso definivamo "in rovine", e del quale invece amaramente ci accorgiamo restano non macerie, ma polvere?
Del mondo già in macerie, resta la polvere. Del fuoco che ci bruciava dentro, resta la cenere. O forse no, ha ragione Nietzsche...e vai a vedere che sotto il grigio cinereo, c'è ancora un po' di brace che scalda.
Proviamoci ancora. Il nostalgico direbbe "boia chi molla". E ora non è il momento di mollare. Proviamoci, ma consapevoli che i vari Fiorito, Minetti e compagnia li abbiamo partoriti anche noi, o quanto meno abbiamo assistito l'ostetrica nel metterli al (nostro) mondo.
Riscopriamo le ragioni profonde per le quali scegliemmo di impegnarci in politica. E' poco onesto rivendicare una presunta alterità rispetto a ciò che, invece, è drammaticamente prossimo di noi. Il sonno della ragione, anzi delle Ragioni Profonde, ha generato quei mostri dei quali noi stessi abbiamo modellato gesta e comportamenti. Essi si sono nutriti della nostra debolezza, dei nostri indugi, dei nostri compromessi con una Storia politica che spesso, più che essere Esempio, andava rinnegata. Rivestiamoci della corazza fatta di Idee e passione pura, con la quale ci difenderemo dalla mollezza del nostro essere che ci è stata nemica. Voglio dirmi pronto a combattere la battaglia, che è innanzitutto con noi stessi. Soffiamo sulla brace, il fuoco rinascerà.

Andrea Boggia

giovedì 27 settembre 2012

ALL'UNIVERSITA' DI BARI SI STUDIA ... VENDOLA


Il Consigliere regionale PdL, Nino Marmo, vice presidente del Consiglio regionale, ha diffuso la seguente nota.
È sconcertante quanto denunciato dal Presidente Nazionale di Azione Universitaria, Andrea Volpi in ordine all’adozione da parte dell’Università di Bari, corso di laurea in Sociologia del Diritto, di un testo obbligatorio che, curato dall’assessorato regionale al Mediterraneo, con prefazione di Nichi Vendola, di fatto costituisce una sorta di manifesto politico del suo movimento, con specifico riferimento a tematiche etiche in queste settimane ampiamente sostenute dal nostro Governatore, ivi comprese le adozioni gay.
Soltanto nelle dittature fondate sul culto della personalità nelle Scuole pubbliche si adottano testi ideologici firmati dal ‘caro leader’ a sua lode e gloria. Siamo cioè – tanto per intenderci - sulla scia del ‘libretto rosso’ di Mao o del ‘libro verde’ di Gheddafi, evitando di spingerci fino al ‘Mein Kampf’ di Adolf Hitler.
Ci manca soltanto di vedere piazze irregimentate di masse di automi umani agitare al cielo all’unisono il libro sacro del Vendola-pensiero, luce suprema d’intelletti appositamente addomesticati.
Sarebbe interessante sapere quale ruolo abbia avuto l’Assessore al Mediterraneo, alias all’Ideologia, in questa operazione da Terzo Mondo, e magari anche se vi siano rapporti particolari con la Regione che abbiano adiuvato questa autentica caduta di stile da parte dell’Università di Bari e del suo Istituto in questione”.

mercoledì 26 settembre 2012

... PER RIFONDARE IL CENTRODESTRA


Questa mattina il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha partecipato alla trasmissione Agorà, su Rai 3 dove ha parlato di politica e rinnovamento. Alemanno ha spiegato che in questo momento occorre ricostruire un “nuovo processo di rifondazione politica che apra porte e finestre“. “Credo – ha detto – che oggi questo non sia un ragionamento da fare solo sul Pdl ma su tutto il centrodestra”. ”Sulla sensazione che il Pdl come formula politica abbia fallito, è un fatto su cui ci stiamo misurando con chiarezza. Credo si debba incentivare, anche attraverso internet, una nuova forma di partecipazione politica dei cittadini. Necessarie le primarie per verificare tutte le candidature, in ogni ruolo. Bisogna azzerare – ha insistito- tutte le cariche nel Pdl, compresa quella di Silvio Berlusconi, per poi creare dei momenti in cui con gazebo in strada, su internet, e attraverso tutte le forme di partecipazione possibile si riaggreghi dalla base una realtà più ampia del partito”.

MELISSANO: IL COMUNE IN UN BARATRO FINANZIARIO


Sono veramente preoccupanti i dati che emergono sull’allegra Amministrazione di Melissano. Le gravi irregolarità contabili segnalate con riferimento al Bilancio 2011 nella relazione dei Revisori dei Conti confermano le denunce dell’opposizione su un malgoverno che poteva e doveva essere interrotto, se gli esponenti locali che oggi lo scoprono avessero evitato di confermarlo con un appoggio risoltosi in un’autentica beffa.
E’ positivo, anche se tardivo, il ravvedimento di ex - componenti della maggioranza di Falconieri che della grave situazione in questione avrebbero dovuto essere già ampiamente a conoscenza a cominciare dalla violazione del patto di stabilità. Ciò detto, meglio tardi che mai. Perché a Melissano il problema è il Sindaco ed il suo modo di governare, che sta facendo sprofondare il Comune in un baratro finanziario e gestionale da cui sarà difficile farlo uscire.

Saverio Congedo

A BARI LA MANIFESTAZIONE DELLA "NUOVA ITALIA"


Con Gianni Alemanno e con il gruppo pugliese di Nuova Italia avevamo da tempo concordato la manifestazione del 6 ottobre a Bari. Gli eventi degli ultimi giorni la rendono ancora più attuale e opportuna; la nostra intenzione è di enunciare proposte concrete, frutto di approfondimento e di confronto, per le principali emergenze pugliesi (peraltro non tanto differenti da quelle nazionali). Ma è soprattutto quella di testimoniare una politica fatta di contenuti, di onestà e di principi autentici. Per questo mi permetto di invitarTi e, se lo ritieni, di portare amici, simpatizzanti o persone comunque interessate. Nella circostanza le proposte saranno contenute in un documento che verrà distribuito ai presenti, e sul quale poi avvieremo un dialogo con le articolazioni sociali e istituzionali della nostra terra.
Alfredo Mantovano

martedì 25 settembre 2012

AIR ONE MOLLA L'AEREOPORTO DEL SALENTO


Il consigliere regionale del Pdl Saverio Congedo con una interrogazione urgente invita la Giunta regionale e, in particolare, l’assessore ai trasporti Guglielmo Minervini ad attivarsi per verificare l’annunciato taglio dei voli da Brindisi per Malpensa da parte della compagnia Air One, che indebolirebbe significativamente lo scalo aeroportuale della città messapica.
“La prospettiva del taglio dei voli per Milano da parte di Air One prefigura una pesantissima tegola non solo per l’aeroporto di Brindisi, ma per tutto il sistema pugliese dei trasporti. In un contesto, peraltro, di grave ritardo infrastrutturale che la nostra regione ed il Salento pagano in questo settore. Non è certo uno scenario confortante la cancellazione oggi di circa 100 voli a settimana, anche perché Brindisi già rischia un dimezzamento generale del traffico se realmente Ryanair nel 2014 abbandonerà la Puglia.
Considerato che in questo caso tale scelta penalizzante per il Papola Casale non dipende da fattori strettamente economici e di redditività della presenza di Air One, ma da dinamiche diverse e da rapporti di respiro europeo e di presenza a Malpensa di compagnie straniere, è necessario che la Giunta della Regione Puglia e gli assessori competenti si facciano carico al più presto di questo problema e verifichino al più presto con i vertici della compagnia la fattibilità di scelte diverse da quelle annunciate. L’enorme penalizzazione che il taglio dei voli per Milano porterebbe ai nostri viaggiatori su una tratta così importante rende doverosa da parte del governo regionale una energica azione di pressione istituzionale che scongiuri tutto questo”.

UNA COSTITUENTE PER IL NUOVO CENTRODESTRA


L’articolo 1 dello statuto del PdL recita, fra l’altro, che “il Popolo della Libertà” è un movimento di uomini e donne che si riconoscono nei valori del Partito dei Popoli Europei: la dignità della persona, la centralità della famiglia, la libertà e la responsabilità, l’uguaglianza, la giustizia, la legalità, la solidarietà, la sussidiarietà”.
Nel centrodestra, quindi, non sono i valori che mancano ma, purtroppo, molti dei suoi uomini hanno comportamenti che non rendono credibili questi valori.
E’ per tale ragione che Gianni Alemanno ed Alfredo Mantovano –e noi con loro- da giorni stanno proponendo un azzeramento totale per rifondare, poi, il centrodestra.
Il PdL si deve “rigenerare” profondamente, non ha bisogno di un semplice restyling, ma deve fare posto ad un nuovo schieramento politico che sappia valorizzare, insieme ai suoi uomini migliori, le più significative esperienze che si sono manifestate in altri settori della società.

Roberto Tundo
Coordinatore regionale dei Circoli di Nuova Italia
Componente del Coordinamento regionale e provinciale del PdL

lunedì 24 settembre 2012

MANTOVANO: AZZERARE PER COSTRUIRE


Quanto propone Gianni Alemanno quando parla di azzeramento del Pdl non è qualcosa "contro", ma è qualcosa "per". Certamente "per" respingere condotte che, senza scomodare il moralismo, sono anzitutto irritanti, soprattutto se poste a confronto con le accentuate difficoltà di vita quotidiana della gran parte degli italiani. "Per" mettere da parte pseudo soluzioni; il disgusto provocato dai fatti degli ultimi mesi non è figlio del certificato anagrafico, se è vero - per es. - che i protagonisti di certe gesta sono in larga parte "giovani" e "nuovi". Né l'alternativa può essere la ricomposizione delle formazioni originariamente confluite nel Pdl: è fuorviante evocare lo scontro fra ex An ed ex Forzisti, quando l'elettorato moderato ragiona già in termini di dialettica fra il vecchio Pdl e ciò che può proporsi con credibilità e programmi come nuovo riferimento di quell'area. Infine, "per" non accontentarsi di un maquillage, di un semplice cambio di nome o di qualche dirigente sostituito qui o là. Non sarà facile costruire in breve tempo uno schieramento politico che unisca il meglio chi non ha esperienze politiche e intende spendere la propria credibilità maturata in altri settori della vita sociale e il meglio di ciò che, nonostante tutto, il centrodestra ha espresso in questi anni. Come non è stato facile 20 anni fa, quando il centrodestra italiano nacque su impulso di Silvio Berlusconi - ma ci si è riusciti -, così oggi è indispensabile avviare un'aggregazione dal basso, che è qualcosa di più ambizioso rispetto a un semplice rimescolamento interno al Pdl.  
Alfredo Mantovano
Deputato PDL. Coordinatore politico Circoli “Nuova Italia”.

domenica 23 settembre 2012

AZZERAMENTO TOTALE PER RIFONDARE IL CENTRODESTRA


Sono giorni amari per la politica e in particolare per il centrodestra. Questo è il momento di aprire un dibattito serio, ci vuole un azzeramento totale. Noi dobbiamo rifondare il centrodestra, una realtà che ha bisogno non solo di valori, che ci sono, ma di comportamenti che rendano credibili questi valori.

Gianni Alemanno

Segui il video con l’intervento di Alemanno su : www.alemanno.it

sabato 22 settembre 2012

ALTRO CHE VENDOLA. MEGLIO CHECCO ZALONE


La love story di Vendola si è trasformata in una di quelle infinite soap-opera di duecento puntate o giù di lì. Una “Cento vetrine” in salsa politica. Ognuno dice la sua, i fotografi nascosti nei paraggi del leader del Sel nella speranza di immortalarlo mano nella mano col compagno, il Pd usa le stesse parole dei “bravi” di don Rodrigo («questo matrimonio non s’ha da fare»), c’è chi minaccia di andarsene dal partito e c’è chi, come Casini, dichiara pressoché impossibile un’alleanza con Nichi. E lui fa il protagonista, regalando una sorpresa in ogni puntata della telenovela: «A 54 anni voglio dire che mi voglio sposare col mio compagno e lo rivendico»; «I sogni d’amore si coronano con i fiori d’arancio e il lancio dei confetti»; «Desidero un matrimonio in Puglia»; «Se ora potessi fare quello che voglio, farei un figlio»; «Farei il padre forse meglio di come ho fatto il politico». Un bel ventaglio di dichiarazioni a effetto. Su cui, come detto, mette becco ogni giorno qualche esponente “democratico”. L’ultimo è stato Beppe Fioroni: «Io posso desiderare di avere una casa al mare – ha detto l’esponente del Pd – e di avere una bella macchina. Ma il desiderio di avere un figlio deve rispettare il diritto naturale che ha un figlio, cioè avere un padre e una madre». L’unica cosa certa, in tutta questa faccenda, è che il racconto infinito della love story, con tanto di talk show politico alla fine di ogni puntata, è diventato stucchevole perché – con tutti i guai che hanno – agli italiani non gliene frega niente dei desideri matrimoniali di Nichi. Anche perché l’unico Vendola che piace a tutti è quello imitato da Checco Zalone: non cerca fiori d’arancio, non si trascina dietro i commenti della Bindi e di Casini. E soprattutto fa ridere. Di gusto.
Girolamo Fragalà

venerdì 21 settembre 2012

MANTOVANO ALLE GIORNATE TRICOLORI DE "LA DESTRA"


L’on. Alfredo Mantovano, coordinatore politico dei Circoli di “Nuova Italia”, domenica 23 settembre alle ore 18.00 sarà a Lecce, all’Hotel President, per partecipare alle “Giornate tricolori regionali” promosse da La Destra di Francesco Storace.
Nel dettaglio, verrà intervistato dal giornalista RAI Annibale Fracasso nell’ambito dell’incontro sul tema “Tra Primavere arabe e inverno dell’Occidente”.
A seguito dell’appuntamento, la due giorni di confronti sarà chiusa dal segretario nazionale Francesco Storace

mercoledì 19 settembre 2012

UN'UNICA PROVINCIA PER IL SALENTO


Anche secondo Roberto Tundo, il Grande Salento potrebbe essere una Provincia, come lo è stato nel passato, con la Terra d’Otranto. Con un referendum, i cittadini salentini potrebbero scegliere il capoluogo.

Per anni i vari presidenti che si sono succeduti alla guida delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto hanno sostenuto che, per far decollare il Salento, sarebbe stato opportuno unire le forze delle tre province e programmare uno sviluppo comune e coerente del territorio.
Si sono tenuti tavoli di discussione e si è coniato anche il suggestivo termine di Grande Salento, per dare una immagine forte, ad un progetto che aveva l’ambizione di indirizzare e di gestire l’utilizzo dei finanziamenti comunitari verso le infrastrutture necessarie allo sviluppo socio-economico.

Poi, dopo tanto affanno, l’iniziativa è andata a scemare.

Con la legge della spending review , quella che prevede la diminuizione del numero delle province italiane, il tema è tornato di attualità. La Provincia di Lecce conserva la propria autonomia perché ha un’estensione di oltre 2.500 chilometri quadrati ed una popolazione superiore ai 350mila abitanti, mentre Taranto e Brindisi sono destinate a scomparire. Sia il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, che il presidente della Provincia, Antonio Gabellone,si sono dichiarati favorevoli ad una provincia che aggreghi l’intero Salento, la senatrice Adriana Poli aggiunge che con un referendum si potrebbe scegliere il capoluogo di una grande provincia salentina, che unisca Lecce, Brindisi e Taranto.
Proposte di buon senso, lungimiranti, che tengono conto di un lungo dibattito politico che finalmente potrebbe trovare attuazione.

Invece no.

Ancora una volta stanno prevalendo (al di là di tanti buoni propositi) gli interessi particolari, quelli campanilistici. Taranto, che è la città più popolosa, mira ad essere il capoluogo della nuova provincia, che sorgerà dalla fusione con Brindisi e non pensa affatto di unirsi con Lecce.
Tutte le ragioni che per anni sono state formulate per la realizzazione del Grande Salento cedono il passo davanti alle piccole utilità (ad esempio, avere una sede della Prefettura) che essere capoluogo comporta.
Nonostante siano riservati alle “nuove” province un ristretto campo di compiti e di mansioni, la logica prevalente è quella che è meglio gestire in proprio una piccola fetta di potere, piuttosto che partecipare alla costruzione di un progetto di grande respiro.

Roberto Tundo
dirigente provinciale e regionale del Popolo della Libertà

martedì 18 settembre 2012

UN PERICOLO PER L'OLIVICULTURA SALENTINA


Danni enormi per la nostra agricoltura dallo sdoganamento UE dell’olio turco.
E’ assurda e deve essere contrastata la decisione del Parlamento europeo di delegare integralmente alla Commissione le determinazioni relative alle importazioni di olio di oliva dalla Turchia. Tale decisione rischia concretamente di tramutarsi in un’apertura indiscriminata ad olii extra Ue di incerta qualità e tracciabilità e dialimentare truffe e sofisticazioni.
Credo che possiamo fin d’ora prevedere che saremo ulteriormente invasi da un olio di cattiva qualità che, contrabbandato per italiano, infliggerà un ennesimo colpo a quel che resta della nostra olivicoltura, in termini sia di reddito che di immagine. Le ricaduta saranno, infatti, non solo a danno dei nostri produttori alle prese con la riduzione delle integrazioni, il calo dei prezzi e una concorrenza insostenibile, ma anche dei consumatori cui non sarà  possibile garantire la loro sicurezza alimentare.
Mi auguro che la Regione faccia fino in fondo la sua parte nei confronti di questo flagello annunciato, magari rappresentando adeguatamente la questione al Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, peraltro autorevole espressione del territorio salentino.” 
Saverio Congedo

sabato 15 settembre 2012

ROMA: GIANNI ALEMANNO AD ATREJU


Questa mattina sono stato ad Atreju e ho partecipato al  dibattito “Ritorno al futuro. Primarie, Preferenze, Programmi e Strategie. Nuove idee per tornare a vincere”, insieme agli amici Denis Verdini, Gaetano Quagliariello, Raffaele Fitto, Altero Matteoli,  e Fabio Rampelli.
Nel corso del mio intervento ho ribadito che le primarie sono necessarie, che rappresentano un grande strumento di consenso. Sono dell’idea che servano a mobilitare tutto il popolo del centrodestra e, nel caso di Roma, mi serviranno a scaldare i muscoli. A Roma, come ho già detto, le primarie si faranno il prossimo 26 gennaio anche se credo che queste non servano solo a livello locale ma anche a livello nazionale. Anche nel caso in cui si candidasse Berlusconi e non ci fossero altri antagonisti, le primarie servirebbero per fare scelte di programma, magari per decidere su eventuali pezzi di liste bloccate.
Abbiamo affrontato anche la questione della nuova riforma elettorale. Personalmente tifo per il premio di maggioranza al partito, anche per evitare quello che accadeva con l’ultima legge elettorale. Si fanno le grandi liste, poi chi prende il premio di maggioranza detta la legge ma su un piano di maggiore libertà  e non di vincolo per l’elettorato. Francamente non vorrei che il Pdl fosse obbligato ad allearsi alla Lega Nord. Al momento scongiuro un accordo con il partito fondato da Bossi. Se Maroni, che è una persona che stimo, darà una rinfrescata al partito vedremo nei prossimi anni. Adesso è impensabile.
Ora dobbiamo pensare ad un futuro migliore per l’Italia. Monti ha rappresentato l’aspirina, la tachipirina per far calare la febbre ma i problemi di fondo del Paese devono essere risolti attraverso una grande spinta: bisogna curare le cause della malattia e questo è compito della politica.

Gianni Alemanno