giovedì 30 gennaio 2014

BANCA D'ITALIA: UN FURTO SENZA DESTREZZA

Nel dettaglio, il decreto sulla privatizzazione di Banca d'Italia prevede: aumento del capitale sociale da 176.000 euro a 7,5 miliardi; tassa una tantum per la rivalutazione delle quote al 12% (quindi con 900 milioni scarsi se la cavano ed il governo si accontenta); possibilità (questa invece per sempre) di distribuire dividendi sino al 6%, pari a 450 milioni all'anno di regalo (conoscete altri investimenti che ad oggi garantiscano il 6%?); allargamento delle partecipazioni a tutte le banche, assicurazioni, fondi pensione privati che, essendo tali, possono anche divenire di proprietà straniera (finora i soci erano le principali banche provenienti dalla natura di istituto pubblico, senza libertà di commercializzare le quote e di prelevare utili).

Insomma, una marchetta a finanzieri, massoni e criminalità organizzata (notoriamente ben inserita nei salotti della finanza). Il tutto, senza che al Quirinale venisse il dubbio che un argomento del genere non potesse essere trattato per decreto, inserito surrettiziamente in mezzo ad altri argomenti.

Tratto dall’articolo “Banca d’Italia: un furto senza destrezza” dell’on. Massimo Corsaro