giovedì 10 giugno 2021

LECCE: L'ECO DEGLI ANNI DI PIOMBO

La nota dei due consigli didattici dell’Università del Salento con la quale si prende posizione su una decisione di un organo democraticamente eletto, come il Consiglio comunale di Lecce, di intitolare una strada a Sergio Ramelli, é orribile, ci porta indietro di 40 anni e va contro la necessità, auspicata nella stessa nota, di “una quanto mai faticosa ma necessaria riconciliazione”.

Ho vissuto da vicino e sulla mia pelle l’odio e l’intolleranza politica, avendo in passato militato e ricoperto incarichi come Segretario provinciale del Fronte della Gioventù, Consigliere comunale e dirigente nazionale di Alleanza Nazionale. L’Università del Salento, che frequentavo in quegli anni, da giovane esponente di destra, non era un luogo certo di libertà di pensiero, specialmente per chi come me era “marchiato”. Ho scelto di non occuparmi più di politica, (per mancanza di politica non certo di passione), ormai da 7 anni non ho alcun incarico e non sono iscritto a nessun partito, nè ho preso posizione su alcun dibattito, ma questa vicenda, tipica dello slogan utilizzato in passato: “uccidere un fascista non è reato” (e spesso non lo è stato), mi ha fatto sentire la voglia di condannare il tentativo dell’Unisalento di interferire o fare pressioni su un organo democraticamente eletto. Bene hanno fatto gli amici Saverio Congedo, Marcello Gemmato e Giorgia Meloni, con i quali ho condiviso i migliori anni della mia vita, a prendere posizione e a chiedere ai vertici dell’Università salentina di chiarire la loro posizione. Mi auguro che non vengano fatte ulteriori pressioni e interferenze su un organo democratico come il Consiglio comunale e la Commissione toponomastica e che il passato non sia mai un pretesto di vendetta, ma una salutare lezione per l'avvenire. Consiglio ai docenti sottoscrittori della nota, un viaggio di istruzione a Praga dove in piazza San Venceslao c’é un monumento sulla democrazia, sulla libertà di pensiero e sull’intolleranza politica, é il luogo dove nel 1969 si diede fuoco Jan Palach, un giovane di 21 anni, ma per erigere il monumento si è dovuto aspettare il 1990, la fine del comunismo e il crollo del Muro di Berlino. Forse anche a Lecce, si dovrà attendere un evento simile per non assistere più a tali atteggiamenti prima di intitolare una strada ad un ragazzo che manifestava le proprie idee.

"Il fascista, diceva un docente della Sorbona non piegato dagli anni e dagli onori, Cloude Polin, comprende il poeta, il sacerdote, l'uomo innamorato, il filosofo. È sociologia applicata alla storia di un'epoca che il tempo ha irrimediabilmente chiuso. Ma è materia di riflessione, è uno spicchio di una tradizione, è stimolo a capire e a rinnovarsi" (Marco Tarchi professore ordinario di Scienze politiche dell’Università di Firenze).

Giuseppe Stamerra